Snoopy dice a Charlie Brown: "Ama l'imperfetto tuo prossimo con l'imperfetto tuo cuore"

"ama il tuo prossimo come te stesso” (Mc 12:31)

Accettare se stessi, coltivare una sana autostima, è la base per sviluppare una matura capacità di amare che può diventare anche una guida al comportamento.

L’ACCETTAZIONE DI SE’ permette di essere una persona che si dà agli altri in modo autentico e sincero. Prima dell’accettazione di sé però bisogna conoscere se stessi, capire chi si è, in cosa si crede veramente, quali sono i propri limiti e le qualità; dirsi chiaramente quali sono le difficoltà, gli ostacoli interiori ma anche individuare chiaramente le proprie capacità e qualità, senza falsa modestia e senza vanità.
Questo è ciò che potremmo definire una buona autostima: sapere chi si è, sapere cosa si è in grado di fare e sostenere nella vita, nelle relazioni, senza vantarsene e senza autodenigrarsi, ma mettendosi in gioco con la fiducia che si riuscirà ad affrontare al meglio le situazioni e gli eventi che arriveranno.

L’ACCETTAZIONE DI SE’ (quindi una buona autostima) PORTA ALL’ACCETTAZIONE DELL’ALTRO.

Amare significa anche accogliere l’altro nella sua diversità, fuori dal giudizio, e capirlo, comprenderlo nonostante non sia facile o non ci sia reciprocità. Così come noi tendiamo a giudicare noi stessi, in modo a volte severo e impietoso, allo stesso modo tendiamo a giudicare il prossimo. Abbiamo un “giudice interno severo” e noi stessi talvolta diventiamo “giudici” nei riguardi degli altri. Spesso critichiamo severamente l’altro per non guardare al nostro comportamento.

Ricordate Luca 6:41? “Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio di tuo fratello, e non t’accorgi della trave che è nel tuo?”

Cominciamo a guardare amorevolmente noi stessi, senza vanità, senza megalomania o idee di onnipotenza, senza narcisismo (che fa sentire superiori a tutti), per correggerci, ma anche senza autosvalutarsi, senza mortificare i propri talenti, senza falsa umiltà.

GUARDIAMO NOI STESSI COME CI VEDE DIO. Dio Padre ha veramente un alto concetto dell’uomo!
Gesù diceva cose bellissime di noi, cose che ci fanno arrossire di timidezza. In Matteo 5: 13-16 ci definisce “ il sale della terra” (v13), “ la luce del mondo” (v14), Una città sopra un monte” (v14) e ci esorta a non nasconderci (v16).

Se Dio ci vede e considera così, come possiamo noi non sforzarci e lavorare su noi stessi per essere all’altezza di quello che Lui si aspetta da noi? Se Lui ci guarda con tanta benevolenza e fiducia, perché mai noi non dovremmo fidarci del Suo giudizio (l’unico che possiamo considerare giusto), e di noi stessi? Ma certo non dobbiamo mai dimenticare le parole di Paolo nella lettera ai Romani nel cap.12 (che consiglio di leggere tutta). Nello specifico nel v.3

3 Per la grazia che mi è stata concessa, dico quindi a ciascuno di voi che non abbia di sé un concetto più alto di quello che deve avere, ma abbia di sé un concetto sobrio, secondo la misura di fede che Dio ha assegnata a ciascuno.

Per chiudere vorrei farvi leggere cosa ci dice il Signore per bocca di Isaia (il neretto è mio). Parole che spiegano bene quanto siamo amati, accolti, capiti, dal nostro Dio nonostante i nostri difetti e le nostre debolezze:

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