Quanto è difficile stare a proprio agio davanti al silenzio.
Stare in silenzio, tollerare il silenzio di chi abbiamo davanti, soprattutto quando avremmo bisogno di risposte, di una parola, sembra cosa insopportabile.
Se poi è il silenzio di Dio, allora ancora di più cadiamo nel vuoto, nello scoraggiamento.
Il salmista scrive “se non mi rispondi, sarò simile a quelli che scendono nella tomba”, sarò come morta, come seppellito, sarò come inesistente, invisibile, inutile.
Non è tanto il dramma che sta vivendo, la sua situazione difficile (può essere una malattia, una grave situazione, una perdita) che lo confonde o lo annienta, ma è il silenzio di Dio alle sue grida.
La sensazione di essere inascoltato lo fa sentire simile agli empi, a coloro che non amano il Signore, che non seguono la sua legge. Ma non è così!
Il silenzio di Dio non è trascuratezza, non è punizione, per chi lo ama. Non è abbandono, non è distrazione.
Anche il suo silenzio è una forma di amore per noi, è Parola.
A volte il Signore, con il suo tacere, ci mette soltanto difronte a noi stessi, sta in silenzio perché sta aspettando che prendiamo coscienza fino in fondo delle nostre debolezze e delle nostre forze, dei nostri limiti e delle nostre capacità. Vuole darci tempo per crescere e maturare. Dobbiamo soltanto resistere ed imparare ad ascoltare.
Arriverà sicuramente la sua voce e saranno parole di unico conforto, di profonda consolazione, di grande incoraggiamento.
Ricordiamoci infatti che “né potenze, né altezza, né profondità, né alcun'altra creatura potranno separarci dall'amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore" (Rom 8:39).