Emozioni e cervello

DOMANDA: In questi periodi così difficili come si fa ad esercitare il controllo sulla mente, selezionare le azioni... c’è un modo preciso?

RISPOSTA: Conosco persone che hanno già un temperamento calmo e riescono facilmente a controllare la loro emotività (1).  Altre invece sono fortemente eccitabili e faticano a controllare emozioni e comportamenti. L’impulsività, la mancanza di riflessione portano ad azioni sconsiderate spesso violente o comunque istintive. Questa tendenza va elaborata e possibilmente meglio indirizzata a livello sociale ed individuale perché sfugge sempre più al controllo. Le persone "scoppiano", i giovani indirizzano la loro rabbia seguendo modelli di tragica violenza suggeriti dal web...  Sembra scollegarsi sempre più l'idea di una normalità concreta, fluttuando invece verso un un'altra forma di "normalità virtuale" incosciente. Penso, ad esempio, alle sempre più frequenti morti causate dagli sport estremi; oppure ad una persona di media età (non un ragazzino) che, qualche anno fa, vestito da Zorro con una spada vera, ha bloccato l'aeroporto di Los Angeles.  Come controllare le nostre emozioni in un mondo così apparentemente incontrollato? (2) Tralasciando ora un’analisi approfondita del problema che richiederebbe necessariamente più tempo, vediamo per ora la situazione, in sintesi, mantenendoci nei limiti della domanda.

Livello sociale: In Italia non esiste, a parte coraggiosi esempi di libero volontariato (3), una forma di educazione comportamentale ufficiale a parte qualche, insufficiente, abbozzo di “educazione civica”. Gli esempi attorno a noi non sono dei migliori: tendenzialmente nessuno è in grado di fare una fila alle poste o quando aspetta l’autobus; anche nel mondo della politica, dello sport e dello spettacolo in particolare non sono assolutamente di buon esempio. Infatti, nessun controllo è esercitato nelle trasmissioni televisive consumate dai giovani, dove invece fa spettacolo il battibecco e il litigio sempre più volgare. Non esistono in pratica esempi di comportamento socialmente positivo. Tutto è affidato al “fai-da-te”.

Ma come può esistere un desiderio di migliorarsi-controllarsi se non si ha la consapevolezza di doverlo fare?

L’abitudine comune, per esempio, a sgomitarsi nelle file per passare avanti al nostro vicino o di suonare con la macchina in città o di non cedere mai il passo, diviene “normalità”; tutti gli altri fanno così e allora ti devi adeguare, ergo, l’abitudine diventa norma. Ma non ovunque è così! Abbiamo allora nel mondo diverse "normalità", diversi “livelli sociali”. Si tratta solo di prenderne coscienza.

Livello educativo statale: La Scuola potrebbe fare molto introducendo ad esempio nelle scuole elementari insegnamenti comportamentali corretti su come si attraversa la strada, su come ci si comporta con le persone anziane, sulla utilità di certe regole comuni a cominciare dalla condotta e dai primi approcci ai videogiochi tanto “innocui” quanto devastanti per il cervello. Nelle medie invece si potrebbe introdurre una conoscenza delle emozioni e dell'uso di internet. Abbiamo tantissimi psicologi a spasso che non trovano lavoro: perché non utilizzarli nella scuola per insegnare ai ragazzi cosa significano le “emozioni” ed il giusto comportamento da adottare per elaborarle? Gli adolescenti sarebbero più preparati per affrontare i turbamenti della loro età. Nelle superiori si potrebbe approfondire in modo più serio il mezzo mediatico e l'emozione, in modo da imparare a gestire emozioni e web senza esserne presi. Ma che te lo dico a fare! La gestione delle scuole è sempre più confusa e contraddittoria. 

Livello individuale: L’esperienza diretta è fondamentale nella crescita, ma non potendo sempre vedere direttamente le varie forme di comportamento in Inghilterra, Svezia, Germania, India o Africa, per rapportarle tra loro, si potrebbe sfruttare con sapienza quello che abbiamo: internet. Se la scuola non riesce, invece di lasciare questo pericoloso mezzo di comunicazione allo stato brado nelle mani dei ragazzi, potremmo dare noi ai nostri giovani figli l’esempio su come usarlo per il meglio, per la loro e la nostra edificazione. Tutto questo dovrebbe essere poi elaborato con l’aiuto di qualcuno, e non è per niente facile trovare persone mature e “libere”. 

Livello politico: È triste anche questo campo. Una volta lo ricordo, le sedi dei partiti erano anche un mezzo di crescita sociale: si parlava si educava si trasmettevano modelli, le persone si confrontavano, erano seguite... oggi mi pare che non ci sia più nulla di tutto questo. Non c'è una politica di avvicinamento dei ragazzi, e molti di loro ovviamente crescono nel "branco". 

Livello cristiano: Purtroppo, anche le chiese non brillano. Sono arroccate sulle loro diversità dottrinali, si interessano di ciò che non dovrebbero, curano i loro interessi personali e oltre ai loro dogmi non vanno. Purtroppo, in questo modo, la gente pensa che Dio sia come queste chiese (che in certi casi anche io chiamo "oppio dei popoli"). 

Cosa fare allora? Se fosse facile rispondere staremmo tutti bene. Il problema secondo me sta nel toglierci di dosso i condizionamenti mediatici, i sensi di colpa morali, gli slogan televisivi, ecc… e poi ripartire da zero. Nessuno è in grado di dare la ricetta giusta. Io nel mio piccolo, in un periodo di cristi esistenziale, sono stato per così dire "costretto" a rimettere in discussione tutto quanto fuori e dentro di me. È stato terribile, ma (non per mio merito) ho scoperto che il Dio vero non era quello delle chiese dormienti o tradizionali, bensì un Essere vivo che mi ha insegnato una libertà di poter pensare in ogni direzione, partendo dal cuore, non dalla gerarchia che spesso ricerca il potere. Credo che questo uscire da ogni forma di condizionamento religioso-politico e ricostruire la nostra persona, sia un percorso condivisibile e fattibile. Il primo passo potrebbe essere proprio questo: mettere in relazione l'idea di Dio che ci hanno dato, con la possibile realtà personale di Dio (slegato il più possibile dalle dottrine religiose). Questo può essere un buon inizio, perché da qui si ha una esplorazione interiore di noi stessi; e poi da questo si può passare a capire come funziona il pensiero che decide e quindi arrivare al comportamento. Un passo alla volta, con l'aiuto di questo "Dio sconosciuto" che ci ha sempre spinto verso la consapevolezza e la libera scelta.

R.R.


(1) Questo secondo me può dipendere da due fattori: a) in minima parte dalle caratteristiche innate, presenti fin dalla nascita; b) in massima parte dalla famiglia, quindi all’educazione, dall’ambiente, dalle esperienze formative all’atto della crescita.

(2) Personalmente ritengo che dietro tutto questo caos ci sia come un terribile disegno molto oscuro che sta usando le propagande mediatiche per creare in noi certe emozioni, al fine poi di poterle gestire a livello politico globale.

(3) Alcuni politicanti con responsabilità sociali si servono spesso delle Associazioni di volontariato per delegare ad esse quelle attività che invece dovrebbero fare loro stessi, visto che sono già pagati (da noi) per farlo.

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