Croce

DOMANDA: Pace. Nel brano di 1 Corinzi cap.7 c’è un momento in cui l’apostolo Paolo esorta a rimanere nella condizione in cui eravamo quando siamo stati chiamati (1 Corinzi 7:26) e mi chiedevo se la sua esortazione si applica ancora a noi oggi. Dobbiamo prendere questi versi nel medesimo significato che avevano per i destinatari originali?

RISPOSTA:

Le interpretazioni hanno sempre diverse chiavi: possono avere un significato rivolto a noi personalmente (quando a volte possono costituire un arricchimento per le risposte alle nostre preghiere); oppure possono avere un significato più generale di edificazione per la comunità, ecc.

In linea di massima, quel passo ci invita a non essere troppo inquieti, troppo preoccupati o troppo “liberi” di cambiare con disinvoltura la nostra situazione sociale o familiare, soprattutto quando ciò porterebbe a commettere peccato.

Non conosco la tua situazione, non so se hai qualche preghiera in sospeso col Signore e se Lui ti sta dicendo qualcosa.  A volte certi significati “trapassano” le parole e vanno dritti al nostro cuore, e lo Spirito Santo li traduce alla nostra coscienza in modo da rivelarci ciò che per noi sia più giusto; tuttavia ci andrei sempre cauto con l’applicazione letterale senza prima averci ragionato e pregato su. Anche perché non credo che tutta la Scrittura in genere vada applicata come un codice legislativo, altrimenti riformiamo “la legge” che giudica!

Direi invece: prendi la frase per quello che ti suggerisce e tienila a mente; intanto l’insegnamento adatto a te “lavorerà” da solo, e crescerà. Poi ci saranno altri punti nei seguenti giorni che confermeranno o contraddiranno la prima impressione… poi tutto troverà una risposta con un certo spessore.

Ritengo che sempre in linea di massima, generalmente parlando, la frase a cui ti riferisci (“Io penso dunque che, a motivo della pesante situazione, sia bene per loro restare come sono; poiché per l'uomo è bene di starsene così” 1 Corinzi 7:26) rimanga valida anche per noi oggi, soprattutto se rapportata ai tempi escatologici che si avvicinano (tutto diventa più relativo) e per l’invito a non seguire il caos e il disordine che si presenterà sempre più.

Detto ciò, ovviamente è possibile che certi cambiamenti però rimangano necessari (se per esempio siamo in una situazione che va contro i principi di Dio), altrimenti non esisterebbero le conversioni. In fondo è Dio stesso che "ci cambia" in continuazione. Diciamo che il cristiano dovrebbe essere "fermo" nella fede, nella stabilità, nella speranza, ma anche "pronto" a muoversi senza perdere l'equilibrio, per obbedire al Signore e lasciarsi trasformare il cuore da duro a morbido. A volte certe rivoluzioni ci vogliono. Mi rendo conto che la risposta non è bianca o nera, ma credo che crescere significhi proprio questo: una spinta a dover ragionare anche con la parte buona della nostra coscienza. Questo, per esempio, era l'intento di Gesù quando spesse volte compiva certe guarigioni di sabato: ampliare e correggere il senso dell'applicazione dogmatica della legge. Noi nella maturità dovremmo abituarci a non essere più portati in braccio (questo si quello no, di qua si, di là no), ma a camminare anche con le nostre gambe, per capirlo ed applicarlo. Se sbagliamo il Signore ci correggerà come un Padre. Spero di non averti confuso maggiormente le idee.

Ricorda poi che generalmente le cose che vengono da Dio (pensieri, decisioni, comportamenti ecc…) producono quasi sempre tranquillità, serenità e pace. 

R.R.

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