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1Corinzi 14:11 Se quindi non comprendo il significato del linguaggio sarò uno straniero per chi parla, e chi parla sarà uno straniero per me. 12 Così anche voi, poiché desiderate i doni dello Spirito, cercate di abbondarne per l'edificazione della chiesa.

I versetti sopra citati mettono senz’altro a fuoco la questione centrale che anima nel profondo l’intero capitolo 14 di 1Corinzi: I doni dello Spirito, il loro scopo e il loro giusto utilizzo da parte dei credenti.

Nella prima parte del capitolo Paolo precisamente si sofferma su due doni in particolare: il dono della profezia e quello di parlare in lingue. Paolo esorta i credenti a ricercare ardentemente i doni spirituali prediligendo in particolare il dono di profezia, anche a discapito del dono di parlare in lingue.

In linea generale ritengo che non stia a noi poter scegliere i doni come fossimo davanti allo scaffale di un supermarket. Molti credenti della chiesa di probabilmente esageravano nell’esibire  il dono delle lingue, ma questo, come dice Paolo, poteva sembrare  incomprensibile e confuso per gli altri credenti e non avrebbe portato alcuna edificazione alla chiesa.  Rischiava di diventare un parlare senz’altro spettacolare ma, in ultimo, fine a sé stesso. In altri termini era un uso “egoistico” che faceva ricadere direttamente fuori dalla volontà di Dio l’uso del presunto dono.

Probabilmente anche in relazione a questo “uso sbagliato” del dono è da intendere la dichiarazione di Paolo circa la “superiorità” del dono di profezia in favore di chi parla in lingue (1). Infatti anche qualora tale dono sia espresso ordinatamente occorrerà sempre qualcuno che possa tradurre il messaggio da una lingua sconosciuta a quella parlata regolarmente, in modo da portare con ciò all’edificazione di tutta la comunità. Se così non fosse allora chi parla sarà come uno straniero per gli altri, ed ecco che ci troveremo proprio nella situazione descritta nel v.11.

Quindi i doni spirituali non sono mai fini a sé stessi e per sé stessi. Il dono di parlare in lingue compreso, questo è il monito di Paolo. Che si tratti di parlare in lingue o di profetare l’esortazione paolina è comunque sempre la medesima: ricercare e desiderare i doni dello Spirito e ad abbondarne per l’edificazione della chiesa, questa è la volontà di Dio.

Il versetto 12 poi, a riprova di ciò, fa emergere esplicitamente il carattere “altruistico” dei doni dello Spirito, finalizzati in ultimo all’edificazione di tutti i credenti. Nessun orgoglio o egoismo o vanto deve esserci nel loro esercizio. Dopotutto di cosa dovremmo vantarci? Di un dono gratuito? Altresì ringraziamo umilmente e doniamo generosamente ricavando dall’esercizio di tali doni frutti per edificazione di molti altri.

Proprio in tal senso allora possiamo pensare oggi al termine “Chiesa” in modo più ampio e cioè come il “corpo di Cristo”, la Chiesa universale. E poiché universale e unica è la Chiesa di Cristo, allora abbondare nei doni spirituali è sinonimo di portare frutto in abbondanza per l’edificazione, l’esortazione e la consolazione di tutti. E’ un meraviglioso servizio universale che Dio ci affida e a cui siamo tutti chiamati, secondo la sua sovrana volontà. Sia ogni lode, onore e gloria a Dio.

Gianni Cellitti


(1) Un altro motivo dell’importanza del dono profetico sta nella comprensione approfondita degli eventi degli ultimi tempi rivelati già in modo simbolico dall’Apocalisse. Questo ultimo libro infatti sembra pensato dal Signore per una rivelazione completa graduale, dove solo in prossimità degli ultimi tempi, con il doni del discernimento degli spiriti e della profezia, sarà possibile fare piena luce. (RR)

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