Caino uccide Abele

PROSEGUE DA...DA ADAMO A CAINO (prima parte) – 319 UT

C’è solo un potere davanti al quale lo stesso Dio si ferma, ed è la nostra libertà di scelta. Il Signore ha voluto lasciarci liberi di non seguirLo, liberi di andare lontani da Lui. E’ un po’ difficile capire questo tipo di amore, ma è così. La massima espressione dell’amore non è il possesso, ma ricevere la libertà di corrispondere all’amore dato oppure no. La grandezza dell’amore di Dio può essere davvero questo Suo ACCETTARE una consapevole scelta dell’uomo di andarsene per conto suo, aspettando, fin quanto possibile, fino all’ultimo secondo, che quel figlio amato si ravveda e possa tornare.

Ma Caino non diede ascolto alle parole di Dio. Questo è il punto. Caino non diede un minimo di fiducia in quello che gli venne detto dall’Eterno. Il suo peccato principale fu la mancanza di fede. Fu questa mancanza che poi, lasciando spazio al rancore, convinto di essere stato trattato ingiustamente, dopo qualche giorno, lo portò a farsi giustizia da sé, in preda alla violenza omicida.

Se Caino avesse accettato l’amorevole invito di un Padre celeste ad aprirsi a parlare, probabilmente Dio gli avrebbe spiegato che il significato educativo dell’offerta vegetale rifiutata, ovvero il significato dei sacrifici animali con “spargimento di sangue” che poi sarebbero stati il centro del culto giudaico fino a Gesù Cristo, “Agnello” offerto in sacrificio per il peccato. 

Infatti Dio aveva detto a Caino: Gen 4:7 “Se agisci bene, non rialzerai il volto? Ma se agisci male, il peccato sta spiandoti alla porta, e i suoi desideri sono rivolti contro di te; ma tu dominalo!”  Ma IL NON ASCOLTO DELLE PAROLE DI DIO fu la causa della sconfitta di Caino che non solo non rialzò il capo dall’abbattimento, ma aprì il cuore al maligno, che lo investì e lo travolse nella rabbia cieca fino all’omicidio del fratello.

Se per un momento diamo ad Abele il significato di “fratello” in senso generale, inteso come il prossimo che dovremmo amare, possiamo capire da soli che rifiutando Dio saremmo tutti potenzialmente violenti, assassini del prossimo o di noi stessi come nel suicidio, perché non assomigliando più al nostro Padre celeste, finiremmo inevitabilmente per assomigliare al nostro padre-diavolo assassino dal principio.

Se proviamo a scavare in base alle conoscenze sulle emozioni che abbiamo oggi, possiamo capire certi stati d’animo che forse potevano essere passati nel cuore di Caino e magari prevenirli. Ci vorrebbe uno psicologo per affrontare con padronanza queste cose in modo diretto, comunque in mancanza di questo, da certo materiale di psicologia trovato, possiamo fare lo stesso alcune ipotesi:

La paura ha diversi risvolti: «L'AGGRESSIVITÀ è una manifestazione della paura, ma quest'ultima è spesso nascosta. Imparando a riconoscerla e a gestirla è possibile ridurre i comportamenti aggressivi.  [….]   L’idea che l’aggressività possa essere una manifestazione della paura potrebbe apparire insolita per alcuni; almeno fino a quando non si analizza il tema in profondità. In linea di massima, il comportamento aggressivo è governato DALL’ISTINTO DI AUTOCONSERVAZIONE. Nell’essere umano, questo istinto non agisce esclusivamente in circostanze di pericolo di vita, ma anche in situazioni che, in un modo o nell’altro, pregiudicano l’integrità dell’Io. […]   Tendiamo a reagire alle minacce fisiche attraverso la paura e l’aggressività […]  Allo stesso modo, rispondiamo in modo aggressivo anche di fronte alle minacce simboliche…È qui che opera l’autoconservazione […] paura e rabbia si intrecciano. Con il risultato di una gran varietà di risposte possibili, in funzione dell’intensità dell’una o dell’altra. […]  La paura è anche alla base dei comportamenti aggressivi che originano dalla FRUSTRAZIONE…» (1)

Il primogenito

Abbattimento e irritazione in Caino (Genesi 4:6), come qui frustrazione e aggressività. Caino era il primogenito e Abele era “quello dopo di lui”. Il fatto che Dio preferì Abele andò a toccare e a mettere in discussione probabilmente il suo ruolo di primogenito, cioè quello che “doveva” essere al primo posto per definizione come un diritto. Spesso il primo figlio vede nel fratello minore un “intruso”; non sempre anche tra fratellini c’è una accoglienza positiva del maggiore verso il minore. Il primogenito non di rado è geloso, richiama l’attenzione su di sé magari regredendo, oppure con impulsi di aggressività. Diciamo che non gli è mai facile accettare il fratello. Facendo leva sulla gelosia, l’orgoglio, Satana può aver fatto credere a Caino che Abele lo stesse soppiantando, che era un ostacolo per il suo “giusto” posto. L’istinto di conservazione di sé, del suo diritto messo in discussione dall’esistenza di Abele “preferito” da Dio, sospinto da emozioni falsate, lo portò facilmente a premeditare il male.

Potremmo fare una riflessione generale: secondo l’interpretazione di Brueggeman (2) questo è il destino attuale dell’uomo: nascere in un mondo “ingiusto” [se lo intendiamo dopo il peccato di Adamo ed Eva – ndr]; dover subito fare i conti con situazioni odiose, difficili, come una maledizione presente nella terra di cui inevitabilmente si fa parte. Tutti siamo messi di fronte all’amarezza di una vita compromessa e “ingiusta”; possiamo adattarci accettandola con l’aiuto di Dio, in una protezione possibile anche se non meritata (le tuniche di pelli), oppure ribellarci e andarcene lontano da Dio, per un destino autonomo facendo come ci pare.

(Continua in...“DA ADAMO A CAINO – PAURA ED ALTRE CONSIDERAZIONI” (Terza Parte) – 321 UT)

R.R.


(1) Da “Aggressività: quando è una manifestazione della paura” in https://lamenteemeravigliosa.it/aggressivita-quando-e-una-manifestazione-della-paura/

(2) “Genesi” - di Walter Brueggeman – Ed. Claudiana

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