La notizia che vi parliamo oggi ha dell’assurdo, quella di un professore che ha scelto di lasciare la cattedra per trasformarsi in un rider.
La notizia arriva da Roma con la storia di Raffaele Funari un uomo di 47 anni che ha scelto JustEat e abbandonato l’insegnamento.
Al Corriere della Sera ha spiegato la sua volontà di lasciare il ruolo da precario nella scuola italiana per trovare maggiore stabilità: “Faccio il rider dai tempi della Pandemia da Coronavirus, prima ero un insegnate precario e in quel periodo purtroppo i supplenti non hanno lavorato. La scuola è un macello, è tutto precario. Una persona non può fare quella vita. Così, su consiglio di un mio amico, mi sono candidato per JustEat”.
Continua svelando anche alcuni particolari sulla sua vita personale: “Stavo completando il mio percorso da donna a uomo e anche per quello non mi sentivo di tornare in classe. Quando insegnavo avevo più stress mentale, purtroppo il mondo dell’insegnamento non è semplice, la scuola, per ora, non mi manca ed essere rider è fantastico. Il lavoro mi piace”.
Raffaele Funari ha deciso un cambiamento radicale nella sua vita che nessuno si sarebbe aspettato, da professore a rider: “Il nostro è un servizio utile, anche se la gente pensa che a chiamarci siano solo ragazzini. Invece spesso consegno ad ammalati all’ospedale, a invalidi, a persone che non possono staccare dal lavoro e alle forze dell’ordine. Durante il Covid poi era indispensabile”.
Roma però è una città complicata da gestire per questa professione e spiega: “La città è un caos. Ad agosto, con poche macchine in giro, è andata bene. Ma è una città davvero molto pericolosa, a causa di rotaie, radici, buche e strade anche poco illuminate. Bisogna stare molto attenti, anche perché non sempre le piste ciclabili sono utilizzabili. Molte volte sono invasa dalla spazzatura o da auto parcheggiate, qui c’è poco rispetto per chi si muove in bicicletta”.
Sono parole quelle di Raffaele che invitano a riflettere non solo sul ruolo dei rider, ma soprattutto sul precariato all’interno delle scuole che porta a scoraggiare chi vuole fare questo mestiere e rischia di portarci in un futuro dove i nostri ragazzi non avranno più qualcuno che insegni loro le cose fondamentali per approcciarsi poi alle difficoltà della vita.
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