Oggi si parla di guerra mondiale con troppa superficialità – Questa generazione non sa davvero che cosa significa. L’esempio di un pezzo di memoria presa dal dimenticato campo di concentramento di Vetralla (VT).
Le nazioni potenti parlando di democrazia da esportare finiscono purtroppo per diffondere solo guerre. In questi anni abbiamo assistito a diversi interventi militari congiunti, gli ultimi nell’area mediterranea. Altri interventi congiunti (a torto o a ragione) vengono oggi ipotizzati dalle nazioni, anche a rischio di guerre mondiali.
Guerra “preventiva”, guerra “in difesa dei diritti dell’uomo”, “guerra per la pace”.. a volte certi termini ci lasciano perplessi per le loro contraddizioni. Eppure, anche studiando le profezie bibliche, noi è in quella direzione che ci stiamo avviando: verso la guerra. Forse sarà ineluttabile il futuro della terra, ma noi cristiani abbiamo diverse possibilità di affrontare la cosa; la prima è capire.
La base per capire sta nella memoria, nel ricordare gli errori passati e nello studiare le profezie bibliche che riguardano il nostro futuro. Prima di tutto l’uomo dovrebbe ricordare cos’è una guerra. Ma in questa epoca dove l’insegnamento della storia viene diminuito persino nelle scuole pubbliche, è davvero difficile capire cos’è la guerra. L’apprendiamo in via mediatica dalla TV o da internet, dove la ricerca del sensazionalismo giornalistico ti fa apparire le cose atroci come se invece fossero normali, come un giochetto da fare al computer.
La guerra è morte, ingiustizia, dolore, prigionia. C’è un meccanismo subdolo e sottile che vuole l’uomo senza memoria, lo vuole stupido e ingenuo. “Stupido” perché senza ricordare non c’è passato, senza passato non c’è esperienza, e senza esperienza non c’è saggezza nelle decisioni. L’uomo che non ha cura del suo vissuto dunque non mostra di essere intelligente. “Ingenuo” nel senso negativo, cioè con nessuna difesa o vigilanza verso gli inganni, perché essendo condizionato dai mass media, l’uomo viene condotto al guinzaglio da chi ha il potere.
Questo meccanismo nasconde le fonti del ricordo e alla fine l’uomo è convinto non ci sia più nulla da ricordare. Che decisioni può dunque elaborare se non ha nulla in memoria? L’uomo ha sempre più una mente vuota di significati e allo stesso tempo piena invece di inutili “effetti speciali”. L’uomo ha dimenticato la guerra ed il passato perché è stato vinto e chi lo ha vinto lo vuole mantenere così. La schiavitù è l’eredità dei vinti, sia essa fisica o morale. In un certo senso noi tutti che crediamo in Dio fummo schiavi in Egitto. La liberazione divina non fu capita se non dopo molto tempo. Ancora oggi non si sa quante persone siano realmente libere e quante altre inesorabilmente prigioniere del peccato senza che se ne rendano conto
Ci riflettevo in questi giorni quando passando in una zona del mio paese ho rivisto le rimanenze di un grande campo di concentramento in uso durante la seconda guerra mondiale, rimasto nell’oblio fino a pochi anni fa. Molto ci sarebbe da dire su questo “oscuramento storico” e sulle sue responsabilità; resta il fatto che le generazioni del dopoguerra, diciamo dal 1950 in poi, non sapevano nulla di questo campo di concentramento. Solo recentemente, nel 2009, una paio di studiosi ricercatori hanno comprovato la sua esistenza al mondo.
Se una scolaresca venisse oggi a visitarlo gli studenti vedrebbero dal vivo gli ambienti dove sono vissuti i prigionieri. Vederli, visitarli, entrarci dentro toccare con mano è diverso dal sentire parole. Quegli studenti sentendo poi parlare di guerre con tanta superficialità dai giovani politici, forse avrebbero qualcosa da obiettare. Forse non sarebbero passivi perché nella loro memoria si è acceso un ricordo, un vissuto dei loro genitori che adesso fa parte anche di loro stessi.
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