SALMO 32 – FELICITÀ DEL PECCATORE PERDONATO
Succede che nel giudicare le nostre azioni, a volte siamo severi con noi stessi più di quanto lo sia Dio, oppure al contrario siamo troppo faciloni, ci giustifichiamo velocemente e andiamo oltre, facciamo finta che non è grave e che il tempo aggiusterà tutto. Ma spesso, entrambi questi atteggiamenti, non ci portano sollievo, non acquietano l’animo, perché sappiamo di aver sbagliato, di non aver agito come avremmo dovuto secondo la legge di Dio. Il peccato resta lì, nell’angolo, nell’ombra. E pesa.
La sofferenza del “peccatore impenitente” non viene dalla punizione per aver peccato ma viene dalla percezione di un proprio stato interiore che è troppo lontano dalla logica del Signore, perché è una logica di falsità, di nascondimento, di chi non vuole riconoscere le proprie azioni; è la sofferenza di chi inconsciamente sa di aver tradito e di continuare a peccare nel non riconoscere ciò che è successo.
“5 …Ho detto : <Confesserò le mie trasgressioni all’Eterno> , e tu hai perdonato l’iniquità del mio peccato”. Solo questo Dio aspettava, il riconoscimento del peccato fatto, ammettere lo sbaglio con umiltà e senza giustificazioni. Quante volte basterebbe da parte nostra soltanto questo, anche davanti alle persone, quando si discute, nei conflitti con chi amiamo, per poter recuperare il dialogo e la calma!
Con Dio però accade qualcosa di eccezionale, accade che Lui immediatamente ci perdona e ci riaccoglie prontamente, senza farci aspettare, senza ulteriori richieste e spiegazioni.
Perché il nostro è il Dio dell’Amore incondizionato che accoglie, consiglia, protegge e libera i giusti e i retti di cuore.