Preghiera nel silenzio sotto un albero al fare della sera

“or avvenne in quei giorni che Egli se ne andò sui monti a pregare, e passò la notte in orazione a Dio. E quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne elesse dodici, ai quali dette anche il nome di apostoli” (Luca 6:12-13)

Il tema trattato in questi versetti del vangelo di Luca credo sia bene approfondirlo di più. Le modalità della preghiera come sappiamo sono tante, ma generalmente possiamo dire che si dividono in due parti, una è la preghiera comunitaria, nel corpo della chiesa assieme ai fratelli, e l’altra è la preghiera personale nel silenzio nella solitudine, nel nostro rapporto diretto con il Padre; io mi riferirò a questa. 

È bene riflettere sul comportamento di Gesù, degli apostoli, su cosa vuol dire il silenzio, quante forme ci sono e se fa sempre bene oppure no…  non sempre, infatti, la solitudine fa bene. Ricordo anni fa quando ci fu un blackout, nella solitudine di quella notte si scatenarono gli istinti peggiori dell’uomo, quindi non basta solamente il silenzio.  Quando si è soli, lontani da occhi indiscreti, ci sentiamo autorizzati a fare le cose peggiori perché in noi purtroppo c’è la radice del male. Lo stesso Mosè, si guardò attorno e quando si rese conto che non c’era nessuno uccise l’egiziano; anche Davide quando non aveva niente da fare nella solitudine si mise a guardare una donna dalla finestra Betsabea e come sappiamo commise peccati molto gravi, ma questa non è il tipo di solitudine che ci interessa. La nostra non è una solitudine di vuoto, dove siamo soli con noi stessi, no, la solitudine che intendiamo noi è una compagnia di Dio, un desiderare, un ricercare Dio, lo  Spirito di Dio ci attrae, brama e desidera ardentemente la presenza di Dio, nella solitudine della preghiera.

A volte non si capisce bene se è un’esigenza della nostra anima oppure se è un richiamo di Dio le due cose sono talmente unite che è difficile capire; in alcuni casi è lo stesso Spirito di Dio che ci manda nel deserto. Gesù, infatti, dopo il battesimo fu portato nel deserto per superare delle prove; quindi, in quel caso è una cosa voluta, la solitudine del deserto può essere voluta da Dio.

Altre volte quando andiamo in depressione, come Elia per esempio: quando si sentì solo ebbe paura e andò a cercare Dio; quindi, in quel caso il deserto è visto come una spasmodica ricerca interiore fino a trovare Dio per ritrovare la pace.

Altre volte invece, io credo, il silenzio appartiene alla nostra normalità spirituale al nostro vivere cristiano, alla nostra comunione con Dio. Sono convinto che noi regolarmente dovremmo avere degli spazi di silenzio giornalieri nella preghiera.

Già nella creazione quando si parlò del sabato, vediamo che è visto un po’ come un intermezzo di pausa, di riflessione, un momento particolare. 

Il silenzio è anche l’unico modo per incontrare il Padre perché Gesù ce lo mostra, Gesù è la chiave, è la via per arrivare al Padre.

Gesù stesso vediamo che spesso si ritira in silenzio, nella solitudine per incontrare Dio.

In Esodo, quando Dio si manifesta per la prima volta a Mosè, lo chiama sul monte nella solitudine, Mosè doveva essere completamente solo in quel momento, non doveva esserci nessuno vicino a lui.

La solitudine di Dio è una cosa sacra, pensate a quando noi entriamo nel tempio del nostro cuore, a quando Gesù entrò nel tempio di Gerusalemme, quando si arrabbiò e cacciò fuori tutto quello che era estraneo, pensate a questi “ambienti” … il tempio, il roveto, il nostro cuore, la chiesa, sono ambienti particolari, sacri, dove Dio non vuole ciò che non è suo, ciò che è profano.

Quando Gesù ci parla nella solitudine del silenzio, tutto deve essere sacro, puro. Gesù dice a Mosè togliti i calzari perché con i calzari si va nel mondo; quindi, questo luogo dove Dio ci parla è un ambiente che Dio rende sacro e tale deve restare.

E’ vero, ci sono dei posti “favoriti” dove ci sentiamo particolarmente a nostro agio, per esempio da me c’è il bosco, un ambiente particolare, dove per me è più facile trovare il Signore.

Ricordo una frase della Scrittura che dice: “…quando preghi entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo e il Padre tuo che vede nel segreto ti ricompenserà…” (Matteo 6:6)

La preghiera personale è in solitudine nel silenzio, per esempio io ho provato in casa a pregare con la porta aperta ed ho provato anche con la porta chiusa: è diverso, basta poco per distrarci, a volte è sufficiente il telefono... Quando Dio comparve sul monte a Mosè neppure gli animali dovevano esserci in una certa zona! In quel momento è importante che ci sia riservatezza.

Gesù passò la notte sul monte pregando Dio, il monte come abbiamo già visto altre volte, rappresenta il distacco dalla terra, da tutto ciò che è mondano; nella preghiera è come se salissimo, come se il nostro cuore ascendesse verso il cielo, il nostro cuore si deve distaccare da tutti i pensieri comuni, non deve sentire più alcun rumore.

Gesù si isolava abbastanza spesso, nella parola ci sono molti riferimenti a questo (vedi Matteo 14).

La preghiera, oltre ad essere una necessità nostra di comunione col Padre è anche una comunicazione, non è un monologo, un chiedere e basta; è anche e soprattutto ascoltare. Una delle fasi più elevate dell’amore è stare in compagnia della persona amata, anche senza parlare. Allo stesso modo quando noi siamo in comunione col Padre desideriamo bramiamo stare in sua compagnia. Quando ci abbandoniamo al Padre è un po’ come una marea, un andare e un venire… ed è lì che si instaura un rapporto; in quel momento io posso parlare, aprirmi… portare a Lui tutti i miei pesi, miei problemi... le decisioni che devo prendere…  sì, le decisioni. Gesù quando scese dal monte fece due cose importanti, scelse i dodici apostoli, tra tanti scelse  proprio quei dodici, era una scelta importante si trattava di quelli che lo avrebbero seguito per tutta la vita, che avrebbero portato poi il messaggio sino a noi; poco dopo fece uno dei più bei discorsi che si siano mai sentiti, quello delle beatitudini. A questo punto, vediamo che la notte prima di Gesù, passata nella solitudine della preghiera, acquista una profondità maggiore, ci fa capire che anche noi, quando dobbiamo fare una scelta importante, prima di tutto dobbiamo sentire il Padre, non dobbiamo farla se prima non siamo in pace tranquilli con Lui. Dopo decidiamo, non prima! Gesù prima andò sul monte a pregare il Padre, poi dopo scese e scelse i dodici. Lui sa e quando è il momento ci rivelerà, ci spirerà le decisioni giuste. Quando devi fare una scelta prega il Padre, cercalo, aspetta, poi dopo quando si farà giorno Lui te lo rivelerà.

Noi di solito siamo abituati alle preghiere fatte assieme; ed è giusto che sia così; ma a volte la preghiera ha bisogno anche di una sua intimità, nel caso di Eliseo, per esempio, quando la donna Sunnamita lo chiamò dicendole che il suo bambino era morto, lui rimase completamente solo nella stanza, finché il bambino non riprese vita. 

Io, per esempio, sino all’età di venticinque anni ero come un vulcano di attività, ma poi ho fallito su tutti i fronti; Dio allora mi ha costretto al silenzio, nella solitudine per quattro anni. Certamente io mi sentivo in prigione, volevo rifiutare a tutti i costi quel silenzio… ma poi dopo, ho capito il tesoro di quel silenzio, perché lì in quella solitudine ho scoperto Dio! E vi confesso, quanto ci tornerei oggi a quel silenzio di una volta!

E’ importante riscoprire la bellezza e la ricchezza della solitudine nella preghiera personale, perché poi ci servirà quando saremo assieme, ognuno porta quello che ha nel cuore e se noi siamo ripieni dello Spirito di Dio, anche se non parliamo riusciremo comunque a trasmettere tutta la ricchezza e la profondità dello Spirito.

R.R.

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