Il mio popolo persiste a sviarsi da me; lo s'invita a guardare a chi è in alto, ma nessuno di essi alza lo sguardo. 8 «Come farei a lasciarti, o Efraim? Come farei a darti in mano altrui, o Israele? Come potrei renderti simile ad Adma e ridurti allo stato di Seboim? Il mio cuore si commuove tutto dentro di me, tutte le mie compassioni si accendono. 9 Io non sfogherò la mia ira ardente, non distruggerò Efraim di nuovo, perché sono Dio, e non un uomo, sono il Santo in mezzo a te, e non verrò nel mio furore. 10 Essi seguiranno il SIGNORE, che ruggirà come un leone, poiché egli ruggirà, e i figli accorreranno in fretta dall'Occidente. (Osea 11:7-10)

Dio ama il Suo popolo anche se questi si ostina a sviarsi. Come capire un amore così? 

Noi pure siamo Suo popolo e non riusciamo ad alzare lo sguardo, presi come siamo dalle cose inutili del mondo. Ci facciamo del male da soli e poi ci ritroviamo in strade chiuse senza uscita. 

Il nostro Dio vede tutto questo, vede i nostri fallimenti i nostri limiti;  meriteremmo cento volte di essere lasciati a noi stessi in balìa delle nostre stupidità vuote a cui andiamo dietro, ma siamo Suoi figli, e come fa un Padre ad essere indifferente nel vedere la progressiva rovina dei figli? Egli non ci dà quanto meriteremmo ma agisce in base al Suo amore, che non dipende dal nostro cattivo comportamento. Ci educa, ci corregge, ma non smette mai d’amarci né di richiamarci a Sé.

Non capirò mai un amore così, anche se ne ho un vago esempio quando penso ai miei figli. Provo ad alzare lo sguardo verso di Lui, ma nella mia debolezza nemmeno questo so fare bene, perché piango su me stesso in continuazione; e ancora non capisco di essere amato.

Ricordati di noi Signore quando tornerai.

A.B. (prima pubblicazione 20-3-2017)