La Bibbia

DOMANDA: Non è sempre facile conciliare la fede cristiana con i ragionamenti, perché la mente certe volte si pone delle domande cui non è facile dare risposte e le scritture non sempre riescono a sopperire. Le Scritture bibliche sono state scritte comunque 2000 anni fa con un linguaggio di 2000 anni fa, facendo spesso riferimento a simboli che oggi noi non sempre siamo in grado di interpretare. Come fare?

RISPOSTA: 

Premessa: Le perplessità della nostra amica lettrice sono molto frequenti. Cerchiamo di avvicinarci ad una possibile soluzione ponendo dei punti fermi. Questo ci impedirà di fare degli errori di inavvertenza. Una piccola premessa sui termini: quando diciamo "Bibbia" intendiamo i 66 libri canonici dell'Antico Testamento e del Nuovo testamento in un perfetto insieme. L'arco di tempo che viene abbracciato è lunghissimo. Solo da Gesù sono passati più di 2000 anni, ma prima c'è tutto il resto: Abramo, Isacco, Giacobbe, Mosè, il Santuario, La Legge...

Punto 1 - È vero, la mente si pone molte domande; è anche vero che la mente guarda con diffidenza la fede e viceversa. Ma procediamo con ordine: quando nelle scuole elementari (almeno quelle che facevo io, molti anni fa) ci insegnavano a leggere e scrivere, ricordo che il primo punto fondamentale per capire il senso di una frase era la ricerca del soggetto. “Il soggetto è colui che agisce, colui che compie l’azione”. In una frase tipica, tipo questa: “il cane è un animale fedele”, risulta chiaro che il soggetto è il cane. La frase può arricchirsi di vari elementi “il cane è un animale fedele; difende il territorio, è affettuoso, è usato come guida per i ciechi, come salvataggio nel mare, come compagnia nelle case, ecc.” In ogni caso il soggetto rimane lo stesso.

La Bibbia è come se fosse una gigantesca frase, molto articolata, ripresa in 66 libri, con sfumature e modalità diverse, scritta nelle sue suddivisioni da persone diverse con personalità diverse e termini diversi, ma ha comunque sempre lo stesso soggettoil soggetto di tutto è sempre Dio.

Punto 2 - Il “soggetto” di cosa è Dio? Verso chi compie le sue azioni? A chi sta scrivendo/parlando Dio per mezzo della Bibbia? L’oggetto di Dio è l’uomo.

Quindi tutte le azioni della Bibbia partono da Dio e sono destinate all’uomo. Sembra una scoperta banale, ma è invece sostanziale e non molto considerata. Capiamo subito, per esempio, che avvicinarci alla Scrittura come fossimo noi i soggetti di una ricerca finalizzata a trovare “l’oggetto Dio”, è destinata a fallire perché abbiamo posposto i termini di composizione biblicaNon siamo noi a poter arrivare a Dio, ma è tutto il contrario è Lui che arriva a noi. In questo modo la Bibbia è stata composta ed in questo modo va letta. La Bibbia è il modo che usa Dio per arrivare a noi, non è il mezzo di studio concepito dalla nostra mente al fine di arrivare a Lui. Presupporre infatti che noi siamo i soggetti che decidono liberamente di partire di analizzare e di scoprire la divinità, presupporrebbe un super-uomo più grande di Dio, in grado di comprenderLo, dunque di contenerLo, valutarLo, soppesarLo. Significherebbe un “dio passivo e lontano” su vette altissime, raggiungibile solo da una élite di persone intelligenti. Certo vi possono essere degli “dèi” concepiti così, ma certo non si tratta del nostro Dio, il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, come vedremo meglio più avanti. 

Punto 3 – Fin qui fede e ragione possono anche coesistere con la nostra ipotesi abbastanza comprovabile da una analisi logica successiva della lettura biblica. Sorgono però delle altre domande: Dio è il soggetto e l’uomo è l’oggetto, ma oggetto di cosa? E perché Dio userebbe la Bibbia per arrivare a noi?

E qui posso dare solo un enunciato, una ipotesi che la mente può accettare o rifiutare liberamente:

L’uomo, dopo il "peccato originale", nasce come in esilio (lontano dall'Eden perduto), come i figli di un emigrato nascono in una patria lontana per generazioni e generazioni. Per una serie di motivi l’uomo ha solo un confuso ricordo di Dio, molto confuso. La sua memoria di Dio è come addormentata.

La Bibbia è come una lettera che agisce in questa memoria dell’uomo ed è in grado di risvegliarla gradatamente fino a riconoscere Dio, fino ad avere in se stesso la coscienza del Dio vivo che lo creò.

È solo a questo punto che mente e fede possono unirsi in un perfetto insieme ed annullarsi in una nuova consapevolezza.

Prima di questo, in mancanza dell’attivazione di questa memoria antica, si può procedere solo per fede, dando retta ad una possibilità secondo come le Scritture stesse ci propongono. Questa possibilità infatti non è sconosciuta, è enunciata dalla Bibbia stessa, costituita sulla sostanza di Dio che è Amore. I concetti di bene, dunque, di amore, di vero, di giusto, vengono espressi nella Scrittura per nostro orientamento, per il nostro bene. Servono a distinguere da ciò che non è bene. Così dice questo nostro Dio “sconosciuto” attraverso la Scrittura. Egli ci parla di Sé, ci parla della nostra vera natura, ci prepara al Suo ritorno ed alla vita eterna a cui siamo destinati. Sempreché ovviamente gli diamo credito, per fede.

Nel momento della rivelazione, chi l’ha provata può confermarlo, non c’è più necessità di domandarsi nulla. La mente riposa perché è soddisfatta nel suo modo di esistere, non ha più nulla da chiedere, perché si scopre essere già compresa nella stessa esistenza e volontà e vita di Dio. Anche la fede a quel punto non ha più ragione di esistere perché non ha più nulla da credere o aspettare. L’anima completa dell’uomo trova già davanti a sé, dentro di sé attorno a sé, la pienezza di Dio che la permea.

Ecco allora che mente e fede, se usate nel modo giusto, possono essere il mezzo per unirsi a Dio.

La saggezza sta nell’usare la mente come vigilanza contro aspetti estremi di fedi sbagliate; e di usare la fede come fosse un ponte su cui passare dove non arriva la mente.

Il suo approccio, gentile lettrice, è di impronta intellettuale, con grande e vero desiderio di conoscere il Dio vivo, ma con molte resistenze mentali. Probabilmente c'è ancora un ponticello di fede che deve attraversare, e senza guardare troppo di sotto.

R.R. 

 

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