Giuda esce dall'ultima cena

DOMANDA: Marco 14:10  - perché Giuda, uno dei dodici ha venduto Gesù?

RISPOSTA: Sul perché Giuda Iscariota abbia tradito Gesù possiamo fare delle ipotesi ragionevoli. Capire invece perché Gesù abbia scelto Giuda tra i suoi apostoli è più difficile da capire, ma è bene rifletterci.

1) La personalità di Giuda Iscariota da come si desume dalla Scrittura sembra piuttosto negativa: viene nominato sempre per ultimo, si occupava della cassa dei dodici ma era ladro; non chiama mai Gesù come “Signore”, ma lo chiama “rabbi” (maestro); per soldi tradisce Gesù; nell’amaro pentimento successivo non torna a Gesù (come fece Pietro dopo il triplice rinnegamento), ma non considerandolo appunto come il Signore in grado di liberarlo, viene probabilmente soffocato dal suo senso di colpa, per questo  si suicidò.  Giuda era uno zelota, ovvero faceva parte di quella organizzazione estremista politico-religiosa che voleva cacciare i Romani con l’uso delle armi e pensava al Messia come ad un nuovo Davide condottiero di un esercito di liberazione. Gli zeloti erano considerati dai Romani probabilmente come noi oggi consideriamo i terroristi, cioè integralisti fanatici e pericolosi.

2) Perché allora Gesù, nonostante tutto questo che presumibilmente conosceva già, lo scelse tra i suoi dodici? Siamo nel campo delle ipotesi e dobbiamo essere umili nei nostri ragionamenti. Luca 6:12 “In quei giorni egli andò sul monte a pregare, e passò la notte pregando Dio. 13 Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli” Gesù non ha sbagliato, non ha mai fatto nulla leggera ed era sempre in comunione col Padre celeste. Anche in questo caso non prese alla leggera la scelta dei dodici e se Dio nella Sua complessità (Dio Padre, Dio Figlio, Dio Spirito Santo) prese questa decisione di chiamare anche Giuda Iscariota, dobbiamo supporre che fu per un buon motivo. Teniamo presente che:

A) Giuda era un potenziale discepolo. POTEVA ESSERLO se avesse voluto;

B) “La preconoscenza di Gesù non implica una preordinazione, talché Giuda dovesse diventare per forza traditore […] Giuda aveva scelto di esserlo, e Dio confermò questa scelta tremenda” (1).

Probabilmente Giuda, pur stando accanto a Gesù, ma non volendoLo considerare come Messia e Signore, era più esposto alle tentazioni, e l’Ingannatore dopo aver pian piano amplificato in Giuda le sue convinzioni errate che premevano, entrò decisamente in lui spingendolo a tradire.

C’è infatti un momento preciso in cui accadde questo fatto decisivo, e fu nella Santa cena: Giov 13: 20 In verità, in verità vi dico: chi riceve colui che io avrò mandato, riceve me; e chi riceve me, riceve colui che mi ha mandato».21 Dette queste cose, Gesù fu turbato nello spirito e, apertamente, così dichiarò: «In verità, in verità vi dico che uno di voi mi tradirà». 22 I discepoli si guardavano l'un l'altro, non sapendo di chi parlasse. 23 Ora, a tavola, inclinato sul petto di Gesù, stava uno dei discepoli, quello che Gesù amava. 24 Simon Pietro gli fece cenno di domandare chi fosse colui del quale parlava. 25 Egli, chinatosi sul petto di Gesù, gli domandò: «Signore, chi è?» 26 Gesù rispose: «È quello al quale darò il boccone dopo averlo intinto». E intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariota. 27 Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui. Per cui Gesù gli disse: «Quel che fai, fallo presto». 

Infatti dice: 1 Cor 11:25 Nello stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne berrete, in memoria di me. 26 Poiché ogni volta che mangiate questo pane e bevete da questo calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga». 27 Perciò, chiunque mangerà il pane o berrà dal calice del Signore indegnamente, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore. 28 Ora ciascuno esamini se stesso, e così mangi del pane e beva dal calice; 29 poiché chi mangia e beve, mangia e beve un giudizio contro se stesso, se non discerne il corpo del Signore.

Giuda, in un certo senso, non riconoscendo il Signore (non mangiando bene il "Suo pane" che preannunciava il “banchetto nel cielo con l’Agnello” dopo il rapimento), né credendo al Suo ritorno (v.26), né riconoscendo il Suo corpo (cioè la Sua Chiesa), si cibò di fatto non del cibo vivente del Signore, ma del cibo mortale di Satana.

3) C’è anche un altro modo – molto interessante - di considerare questo avvenimento osservando più gli aspetti simbolici, ma è un poco più difficile e richiede ancora maggiore accortezza e riflessione; secondo me merita comunque di essere studiato:

a) Giuda Iscariota era il dodicesimo apostolo quello che poi andò in perdizione: Giovanni 17:12 “Mentre io ero con loro, io li conservavo nel tuo nome; quelli che tu mi hai dati, li ho anche custoditi, e nessuno di loro è perito, tranne il figlio di perdizione, affinché la Scrittura fosse adempiuta”;

b) Dodici apostoli (la Chiesa) come le dodici tribù di Israele (Il Popolo di Dio);

c) Il numero dodici, cioè simbolicamente l’unione del popolo con Dio (2);

d) Il popolo di Dio (sia esso Israele o il cristianesimo come sua evoluzione) ha sempre difettato, e una parte di questo popolo di Dio ha sempre apostatato;

e) Giuda Iscariota è rappresentativo proprio di quella parte che pur essendo chiamata ed amata dal Signore, ha resistito alla conversione, si è indurita e poi ha apostatato;

f) Il dodicesimo apostolo, Giuda, ha apostatato ed è andato in perdizione, al suo posto viene indicato dallo Spirito Santo ed eletto un “tredicesimo” apostolo, Mattia, che diventa a tutti gli effetti il nuovo “dodicesimo”. Leggiamo come avvenne: Atti 1:16 «Fratelli, era necessario che si adempisse la profezia della Scrittura pronunciata dallo Spirito Santo per bocca di Davide riguardo a Giuda, che fece da guida a quelli che arrestarono Gesù. 17 Perché egli era uno di noi e aveva ricevuto la sua parte di questo ministero. 18 Egli dunque acquistò un campo con il salario della sua iniquità; poi, essendosi precipitato, gli si squarciò il ventre, e tutte le sue interiora si parsero. 19 Questo è divenuto così noto a tutti gli abitanti di Gerusalemme, che quel campo è stato chiamato nella loro lingua "Acheldama", cioè "campo di sangue". 20 Infatti sta scritto nel libro dei Salmi: "La sua dimora diventi deserta e più nessuno abiti in essa"; e: "Il suo incarico lo prenda un altro". 21 Bisogna dunque che tra gli uomini che sono stati in nostra compagnia tutto il tempo che il Signore Gesù visse con noi, 22 a cominciare dal battesimo di Giovanni fino al giorno che egli, tolto da noi, è stato elevato in cielo, uno diventi testimone con noi della sua risurrezione». 23 Essi ne presentarono due: Giuseppe, detto Barsabba, che era soprannominato Giusto, e Mattia. 24 Poi in preghiera dissero: «Tu, Signore, che conosci i cuori di tutti, indicaci quale di questi due hai scelto 25 per prendere in questo ministero apostolico il posto che Giuda ha abbandonato per andarsene al suo luogo». 26 Tirarono quindi a sorte, e la sorte cadde su Mattia, che fu incluso tra gli undici apostoli.”

g) Anche in Apocalisse si presenta un punto abbastanza oscuro sulla mancanza di una dodicesima tribù, ma che poi ridiventano dodici dopo un aggiustamento (3).

h) Ora a prescindere dalla specificità delle interpretazioni, resta comunque il fatto che la parte mancante delle dodici tribù del popolo di Dio in Apocalisse e il dodicesimo apostolo Giuda, sembrano accumunati da una unione con Satana, che ha impedito loro di arrivare all’obiettivo secondo il piano salvifico del Signore.

4) Una considerazione finale che ciascun credente potrebbe fare per se stesso è questa: Riprendendo quanto detto: 1 Cor 11:27 “Perciò, chiunque mangerà il pane o berrà dal calice del Signore indegnamente, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore. 28 Ora ciascuno esamini se stesso, e così mangi del pane e beva dal calice; 29 poiché chi mangia e beve, mangia e beve un giudizio contro se stesso, se non discerne il corpo del Signore.” Infatti se noi facciamo parte della Chiesa fondata da Gesù, cioè innestati nel popolo di Dio, siamo parte del “Corpo” del Signore, quindi, nel nostro tempio che è il corpo, vi può essere la dodicesima parte che potrebbe trovare compromessi con l’Ingannatore. Seguiamo la spinta buona, purificatrice, dello Spirito Santo, che allontanando e sostituendo quella parte, ci renderà spiritualmente puri e pronti per il rapimento della Chiesa.

 


NOTE

(1) Dal Commentario Biblico GBU

(2) Il numero dodici, essendo il prodotto di tre e quattro, caratterizzava l'unione del popolo con Dio. Sul tavolo c'erano dodici pani dell'offerta, e il pettorale del sacerdote conteneva dodici pietre preziose come emblemi delle dodici tribù di Israele, che si accampavano intorno al Santuario. Il numero tredici simbolizza i principi di fede e della misericordia di Dio. (https://it.wikipedia.org/wiki/Simbolismo_ebraico)

(3) In Apocalisse 7:5-8 la tribù di Dan non viene nominata. Al suo posto compare la tribù di Giuseppe, che in realtà non sarebbe una tribù vera e propria ma due mezze tribù separate, presentata per far tornare il numero di dodici secondo le Scritture. Una delle ipotesi è che la tribù di Dan fu la prima ad accogliere l’idolatria e dunque ad apostatare, e per questo fu esclusa, cioè lasciata in perdizione. In 1 Re 12:25-33 [28 Il re, quindi, dopo essersi consigliato, fece due vitelli d'oro e disse al popolo: «Siete ormai saliti abbastanza a Gerusalemme! O Israele, ecco i tuoi dèi, che ti hanno fatto uscire dal paese d'Egitto!» 29 E ne mise uno a Betel, e l'altro a Dan. 30 Questo diventò un'occasione di peccato; perché il popolo andava fino a Dan per presentarsi davanti a uno di quei vitelli31 Egli fece anche dei santuari di alti luoghi, e creò dei sacerdoti, presi qua e là dal popolo, che non erano dei figli di Levi. 32 Geroboamo istituì pure una solennità nell'ottavo mese, nel quindicesimo giorno del mese, simile alla solennità che si celebrava in Giuda, e offrì dei sacrifici sull'altare..]  vediamo come l’idolatria di Geroboamo portò ad una nuova costruzione di due vitelli d’oro, ad una nuova festività simile a quella di Gerusalemme e a un culto parallelo ma idolatrico. Un meccanismo dovuto all’interesse personale del re […26 Geroboamo disse in cuor suo: «Ora il regno potrebbe benissimo tornare alla casa di Davide. 27 Se questo popolo sale a Gerusalemme per offrire sacrifici nella casa del SIGNORE, il suo cuore si volgerà verso il suo signore, verso Roboamo re di Giuda, mi uccideranno, e torneranno a Roboamo re di Giuda»]  che purtroppo ci è piuttosto noto anche oggi; meccanismo che si svilupperà completamente nella falsa chiesa di Babilonia.  Inoltre secondo Ireneo (autore considerato santo da cattolici ed ortodossi, intorno al 170 d.C.) l’omissione di Dan era dovuta alla tradizione secondo cui da quella tribù sarebbe dovuto discendere l’Anticristo. [Fonti: Mounce “Apocalisse” pag.214; Negri “La rivelazione di Gesù Cristo” pag 157; ]

 

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