"25 L'anima mia è avvilita nella polvere;
ravvivami secondo la tua parola.
26 Ti ho confidato le mie vie, e tu m'hai risposto;
insegnami i tuoi statuti.
27 Fammi comprendere la via dei tuoi precetti,
e io mediterò sui tuoi prodigi.
28 L'anima mia, dal dolore, si consuma in lacrime;
dammi sollievo con la tua parola.
29 Tieni lontana da me la via della menzogna
e, nella tua grazia, fammi comprendere la tua legge.
30 Io ho scelto la via della fedeltà,
ho posto i tuoi giudizi davanti ai miei occhi.
31 Ho aderito ai tuoi statuti;
o SIGNORE, non permettere che io sia confuso.
32 Io correrò per la via dei tuoi comandamenti,
perché mi hai allargato il cuore."
La polvere è il luogo di chi è caduto a terra, dei feriti, dei morti. Quando siamo addolorati o tristi, diciamo che "siamo a terra", e qui si trova il salmista che scrive.
Questi, caduto in tristezza, si confida con il Signore, come noi faremmo con un amico o un'amica, aprendo il nostro cuore, rivelando la nostra debolezza e fragilità, tanto può essere intimo il dialogo con il nostro Dio.
Siamo su una via ma non sappiamo se è quella giusta; le vie sono tante e a volte ci confondiamo, abbiamo paura, forse stiamo sbagliando, forse non troviamo quello che immaginavamo, forse troviamo qualcosa di imprevisto che ci fa soffrire.
Soltanto rivolgendoci a Dio possiamo trovare la forza di persistere, di provare a rialzarci da terra e continuare a camminare.
Perché sicuramente questo Dio ci accompagna, ci segue o ci precede, anche quando non lo sentiamo. La sua parola è sempre lì vicino a noi, il suo braccio pronto, la sua mano aspetta di essere afferrata. E noi possiamo chiedere a Lui la grazia della comprensione della sua volontà, o anche solo la grazia dell'accettazione (giacché non tutto possiamo comprendere dei suoi disegni).
Così da terra, dalla polvere, da una via nebbiosa e incerta, potremo addirittura iniziare a correre su questo sentiero che ci è stato posto davanti, con il cuore aperto alla Sua volontà.
Gabriella Ciampi