Verso l'eternità

«Il Padre mio opera fino ad ora, e anch'io opero» (Giovanni 5:17)

Tra i punti più difficili per capire il progetto di Dio c’è sicuramente il concetto di tempo. Dio (in Cristo) si è calato nel nostro tempo terreno lineare, fatto di passato e presente, diventando un uomo a tutti gli effetti; ma noi uomini non possiamo accedere al “tempo di Dio” che non sappiamo nemmeno come chiamare, forse “eternità”, ma che non indica un tempo più lungo, bensì una inspiegabile infinita dimensione di esistenza, in cui è inserita anche la misurazione del tempo terreno. (1)

Quando pensiamo alla creazione ci viene istintivo riferirci alla creazione dell’uomo sulla terra e alla sua storia. Il resto del creato, pure se accennato, non viene sviluppato. Tuttavia, la creazione biblica dell’uomo nel racconto della genesi si va ad inserire in un contesto molto, molto più ampio.

Questo contesto non si espande solo da un punto di vista fisico di grandezza (i vari mondi dell’universo e le varie creature viventi che chiamiamo genericamente “angeli”), bensì si espande anche dal punto di vista temporale.

Noi non possiamo vedere quanto accadrà, ma Dio, al di fuori del nostro tempo è come se potesse vedere lo svolgersi dei fatti in un eterno presente. Per quanto ci sembri difficile da capire, Egli opera nel nostro presente terreno che diventa subito passato, e lo fa mentre vede la storia dei mondi in un Suo presente eterno; e questo mentre da noi la storia ed il tempo scorre e diventa subito passato. Mentre scrivo Lui mi vede adesso in questo momento, così come sono adesso; però mi “vede” anche nel mio passato quando anni fa “scrivevo” un’altra cosa; forse mi “vede” sempre al presente in un momento di domani, quando probabilmente scriverò un’altra cosa. Lui, anche se rimangono eventi divisi, può osservarli in contemporanea. Se io anni fa lo pregavo e se lo prego adesso, la mia mente può arrivare solo a Lui in tempi diversi, con maturità e coscienze diverse, ma Lui “vede, ascolta” la mia preghiera di allora, come vede e ascolta quella di adesso in un Suo “presente eterno” che non sappiamo definire né capire.

E allora guardiamo (sempre ipotizzando) TUTTA la storia della creazione, non solo dell’uomo in questa terra.

Dio “crea”, o tira fuori una forma da un insieme informe, che possiamo chiamare “nulla” o “caos” o altro. Non si tratta di una cosa magica che dal niente diventa perfezione dell’universo. Si tratta di una lunga sistemazione di masse, energie, spazi, tempi, dimensioni di esseri e dei loro pensieri liberi…  “Lunga” dal punto di vista terreno, millenni e millenni… Eppure probabilmente da un punto di vista staccato dall’interno di questa creazione, potrà sembrare un periodo relativamente breve.  Tutto questo lunghissimo periodo intendiamolo in senso lato come “creazione”, ovvero un periodo che parte dalla creazione propriamente detta, poi si sviluppa si elabora, si raffina e termina quando la creazione diventa “prodotto finale perfetto”, adatto all’eternità di Dio.

Ecco allora che la creazione come la vediamo oggi non è finita, non è perfetta, ma è in via di sistemazione, di perfezione. Ciò che è stato creato deve essere ancora elaborato raffinato. «Il Padre mio opera fino ad ora, e anch'io opero» (Giov 5:17), ovvero un concetto ben più ampio di ciò che è proibito nel giorno di sabato, ma che si può riferire ad attività fuori del nostro concetto terreno di tempo, in un “riposo” di un’altra portata.

Tutto questo “raffinamento” tuttavia, non procede all’infinito, ma rientra in un progetto grandioso che possiamo cogliere con una certa difficoltà. Il progetto prevede ad un certo punto una configurazione che resterà stabile, immutabile. Una configurazione non ferma, bloccata e passiva: sarà sempre dinamica, ma smetterà di oscillare. La creazione è fatta per essere permeata da Dio ed insieme a Dio vivere. Dio non cambia non oscilla in sentimenti e bontà; ed è in questo stabile orientamento che si svilupperà la nostra libertà di pensare e di essere.

Concetti come “prova”, giustificazione, conversione, fede raffinata, purificazione, santificazione, consacrazione, elezione, ecc. trovano tutti un senso solo se visti alla fine del tempo terreno odierno e ci troveremo nella nuova ultima fase. Mi spiego: Spesso incontriamo nella Bibbia frasi del tipo “Dio ha stabilito un giorno…” (2) oppure riferimenti ad una “fine del mondo” ad un “giudizio universale”, a una “terra nuova e cieli nuovi” ecc.  Evitando accuratamente di forzare in modo dogmatico e ristretto le interpretazioni teologiche, se riusciamo a restare in un pensare molto ampio, riusciremo a comprendere almeno in parte che tutto quello che noi vediamo e definiamo realtà terrena, avrà una fine, un mutamento e diventerà qualcos’altro in una perfezione che definiamo eternità con Dio.

In questo completamento finale tutto ciò che nella creazione “non ha superato la prova”, ovvero non è risultato compatibile con l’eternità di Dio, verrà da Dio distrutto. È lì che inizierà l’eternità, ovvero una nuova creazione con parametri fisici completamente diversi, in cui però chi prima ha avuto fiducia in Dio, potrà rivestire con il suo “Io” giustificato, un corpo nuovo in un contesto nuovo; una realtà nuova in cui Dio non sarà più lontano, ma presente; e noi saremo davvero a Sua somiglianza.

R.R.


(1) Può essere d’aiuto il nostro dossier: IL TEMPO TERRENO E IL TEMPO DI DIO -  

(2) Ad esempio, Atti 17:31 “perché ha fissato un giorno, nel quale giudicherà il mondo con giustizia per mezzo dell'uomo ch'egli ha stabilito, e ne ha dato sicura prova a tutti, risuscitandolo dai morti”

 

 

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