Protesta

Nel 1968 avevo 18 anni. Si respirava ovunque il desiderio di cambiare. Non ci era molto chiara la differenza tra ribellione e rinnovamento; queste due spinte erano in noi come un unico contenuto grezzo indistinto che avrebbe potuto assumere una forma armoniosa. Un qualcosa di attraente che potevamo forse modellare.

Invece siamo stati noi quelli plasmati in una massa ancora più informe di prima, dove l’unica differenza “dirompente” che abbiamo lasciato in eredità ai nostri figli è la musica da sballo nei rave (ovviamente ci sono sempre eccezioni). 

Come quelli della mia età ho pensato molto a questo fallimento. Le idee c’erano, il desiderio di costruire pure, allora perché il rinnovamento ha lasciato il posto solo alla ribellione senza sapere più nemmeno contro chi prendersela?

Dopo una improvvisa presenza di Dio nella mia vita nel 1978 (avevo già 28 anni e fu come una bomba atomica), continuando a ragionarci fino ad oggi, credo di aver trovato lentamente la mia risposta:

“Se il SIGNORE non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori; se il SIGNORE non protegge la città, invano vegliano le guardie.” (Salmi 127:1)

Noi volevamo rivoluzionare tutto, ma non avevamo i binari bene orientati su cui far camminare il nostro treno. La libertà infatti, ho capito dopo, non è nella capacità dell’uomo di essere gestita; essa necessita di binari. Anzi più libertà vuoi prenderti e dare alle persone e più questa va curata e vigilata perché è davvero complessa la natura dell’uomo. Concetto pericoloso e ambiguo mi rendo conto, dipende chi gestisce questa libertà, perché poi chi prende il potere di solito affama la gente proprio in nome della libertà.

Nel caso della religione per esempio, eravamo contro le chiese corrotte che imponevano il loro potere politico attraverso la manipolazione delle coscienze; però facemmo l’errore di considerare le chiese corrotte come parte di Dio, o peggio “Dio stesso” come fossero un tutt’uno.  Rifiutammo le chiese come forse rifiutammo Dio. Non accettando certe chiese (il che può anche essere un bene) rifiutammo però anche i principi morali di Dio, e tutti quelli che volevano riprendere quei valori (pur senza le devianze religiose delle chiese) vennero comunque definiti “moralisti” in senso dispregiativo e derisi (allora come oggi).

Così certi princìpi anche filosofici-politici che magari potevano avere una profondità da sviluppare, divennero solo slogan superficiali con dei loghi (cioè dei marchi subito copiati per vendere più magliette) da esibire, come “non fate la guerra fate l’amore” attribuito a Marcuse.

L’amore… già, l’amore cercato, tanto elevato (“Amore” è un sinonimo di Dio, ben diverso da come viene usato oggi), divenne un fatto terra-terra: “amore libero” e i princìpi dell’armonia finirono declassati nel rock disinibito e dissacrante dell’isola di Wight (1)

Nel caso della famiglia per esempio, abbiamo contestato i nostri genitori, ma poi negando tutto, abbiamo dato ai nostri figli l’assenza di tutto (salvo ripeto qualche rara eccezione). Così il nuovo concetto di “famiglia arcobaleno” non ha più famiglia (ma di questo non se ne sono nemmeno accorti).

Nel caso della politica e del sociale, per esempio, molti giovani di quel tempo si sono messi a lavorare nelle banche o si sono inseriti nel complottismo di Facebook. I più arditi sono terrapiattisti. Nel frattempo il mondo che volevamo migliorare è alle soglie della guerra mondiale.

E la religione? Polverizzata in tante piccole chiesette rischia di asservire la sua azione al servizio dei potenti.

E Dio?

È quasi del tutto assente nei cuori di chi a volte distrattamente ancora ci pensa.

Allora abbiamo proprio fallito?

Sì, penso di sì; infatti, se osserviamo il mondo come è oggi e lo confrontiamo con quello di mezzo secolo fa, ci rendiamo conto che abbiamo peggiorato tutto.  

Tuttavia il Signore non cambia la Sua essenza e realizza il Suo progetto salvifico nonostante gli uomini. In Lui solo resta la nostra speranza futura. Penso sia l’unico che realmente potrà darci un governo stabile e buono secondo la Sua promessa.

R.R.


(1) Il Festival dell'Isola di Wight era un festival di musica rock in una isoletta sulla costa inglese sopra la Manica.  “l'edizione del 1970 è rimasta famosa per essere stata l'ultima grande esibizione pubblica di Jimi Hendrix prima della sua morte, ma anche quale ultima apparizione del gruppo dei Doors con Jim Morrison in Europa, nonché per la partecipazione degli Who, Joni Mitchell, Miles Davis, Jethro Tull, Free, Ten Years After, Joan Baez, The Moody Blues, Donovan, Emerson, Lake & Palmer, Leonard Cohen, Taste e molti altri” (wikipedia).  Vedi anche  “Così mezzo secolo fa l’utopia hippie si arenava sull’isola di Wight” da “la Repubblica”.

 

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